Il bruxismo è un disturbo complesso che si manifesta attraverso il serramento o il digrignamento involontario dei denti, principalmente durante il sonno ma, in una minoranza di casi, anche mentre si è svegli. Si tratta di un'attività ripetitiva dei muscoli della mandibola che, quando compare in forma lieve, potrebbe anche non richiedere un trattamento specifico. Al contrario, nei casi più gravi il bruxismo può provocare danni significativi, tra cui usura dei denti, dolori mandibolari, cefalee e stanchezza muscolare.
Le cause del bruxismo possono essere molteplici, alcune delle quali ancora inesplorate o, comunque, non del tutto note. Si parla infatti di un’origine multifattoriale, legata a fattori genetici, psicologici (come stress e ansia), fisiologici nonché allo stile di vita. Per giunta, negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha acceso i riflettori sul ruolo del sistema nervoso centrale e su alcune possibili origini neurologiche del disturbo.
Sebbene non siano stati ancora individuati con assoluta certezza i circuiti neurali specifici responsabili del bruxismo, si ritiene che il cervello giochi un ruolo importante nel regolare l’attività muscolare della mandibola. Alcuni studi suggeriscono che le persone affette da bruxismo potrebbero presentare una certa plasticità neuronale, cioè una capacità di adattamento del cervello che porterebbe alla formazione di circuiti “alternativi” nel controllo dei movimenti mandibolari.
In questo articolo cercheremo di saperne di più sulle cause neurologiche del bruxismo.
Bruxismo: quali aree del cervello sono coinvolte?
Le attività della mandibola (masticare, stringere i denti o digrignare) sono controllate da specifici circuiti nervosi localizzati nel tronco encefalico, in particolare nel cosiddetto nucleo motore del trigemino. Questo nucleo contiene neuroni che inviano comandi ai muscoli masticatori, i quali possono comportarsi in modo diverso a seconda del tipo di movimento richiesto: ad esempio, la masticazione normale coinvolge movimenti ritmici, mentre il serramento richiede una contrazione più intensa e continua.
Nel caso dei pazienti con bruxismo, l’attivazione dei neuroni motori durante il serramento dei denti appare simile a quella delle persone non affette da bruxismo. Cambia, però, il modo in cui il sistema nervoso centrale modula questi movimenti. In particolare, i pazienti bruxisti mostrano una minore risposta alle stimolazioni che normalmente allenano i riflessi motori. Ciò suggerisce la presenza, in questi soggetti, di un’alterata regolazione dei circuiti nervosi che controllano la mandibola.
Anche durante il sonno, nei pazienti che soffrono di bruxismo, si osservano segnali alterati nei muscoli masticatori, sia per quanto riguarda l’attivazione muscolare sia per la risposta inibitoria (cioè di controllo) da parte del cervello. Ciò potrebbe suggerire un’anomalia nei meccanismi di elaborazione delle informazioni da parte dei neuroni, il che potrebbe compromettere il corretto funzionamento del “freno” naturale che dovrebbe limitare un eccessivo movimento dei muscoli mandibolari.
Il ruolo delle aree cerebrali superiori nei pazienti affetti da bruxismo
Oltre ai muscoli della mandibola, il bruxismo coinvolge numerose aree del cervello, come ad esempio quelle responsabili del pensiero, della percezione e del controllo motorio. Alcuni studi di neuroimaging hanno dimostrato che, durante il serramento dei denti, si attivano diverse zone della corteccia cerebrale, a conferma della complessità di un comportamento che arriva ad interessare molteplici circuiti nervosi. Tra le aree più attive vi sono:
- Giro frontale inferiore (coinvolto anche nel linguaggio e nel controllo del comportamento);
- Corteccia visiva, attiva soprattutto quando si serrano i denti con bite morbidi;
- Area motoria supplementare e area temporale associativa, attive quando vengono utilizzati bite rigidi;
- Corteccia sensoriale e motoria primaria, responsabili dell'elaborazione dei segnali provenienti dalla bocca;
- Altre aree come l’insula, i gangli della base, la corteccia cingolata e il lobo parietale.
L’attivazione cerebrale può variare anche in base al tipo di serramento: ad esempio, serrando i denti posteriori, si attivano aree più ampie rispetto al serramento dei denti anteriori. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che chi tende a masticare con maggiore frequenza da un lato potrebbe mostrare una maggiore attivazione in un emisfero cerebrale rispetto all’altro, a causa dell’adattamento del cervello nel tempo (neuroplasticità).
Bruxismo e disturbi neurologici
È stato osservato che l’attività anomala della mandibola, come nel bruxismo, può essere collegata anche a patologie neurologiche. Il serramento dei denti potrebbe, ad esempio, innescare episodi di emicrania. Inoltre, in caso di traumi cranici o emorragie cerebrali, è possibile notare un aumento dei movimenti parafunzionali della mandibola.
Il bruxismo è stato riscontrato anche durante alcune crisi epilettiche, in particolare quelle che coinvolgono i lobi temporali. Va, in ogni caso, precisato che la relazione esatta tra questi disturbi e il bruxismo non è ancora del tutto chiara.
Studi sugli animali
Anche negli animali è stato possibile indurre comportamenti simili al bruxismo attraverso la stimolazione di specifiche aree della corteccia cerebrale, in particolare la zona deputata al controllo dei movimenti della mandibola. In alcuni casi, malattie del cervello anteriore hanno portato a episodi di bruxismo anche in animali svegli, come i cani. Ciò suggerisce che una stimolazione anomala del cervello potrebbe contribuire all’insorgenza del bruxismo.
Come funziona il cervello dei pazienti colpiti da bruxismo?
Alcuni studi hanno rilevato che i pazienti con bruxismo mostrano schemi di attivazione cerebrale diversi rispetto a chi non soffre del disturbo. In particolare, durante il serramento volontario, i soggetti con bruxismo mostrano una minore attivazione in certe aree del cervello, come il lobo parietale destro e la corteccia cingolata posteriore.
Anche le aree coinvolte nella pianificazione del movimento, come l’area motoria supplementare, presentano una minore attivazione in chi tende a digrignare. Ciò potrebbe indicare che, a causa della ripetizione costante di certi movimenti, il cervello dei bruxisti sia diventato più efficiente, ma allo stesso tempo meno flessibile, nella gestione della muscolatura mandibolare.
Chi soffre di bruxismo notturno mostra, invece, una ridotta eccitabilità neuronale nei circuiti che controllano i muscoli masticatori. In alcuni casi, durante il serramento e la masticazione, si osserva un’attivazione più intensa della corteccia sensoriale primaria (coinvolta nell’elaborazione delle sensazioni), anche se questa attivazione non si traduce necessariamente in una maggiore attività muscolare.
Gli esperti ipotizzano che questa maggiore attivazione possa derivare da:
- Una mancanza di “allenamento” nei movimenti masticatori in chi soffre di bruxismo (poiché i movimenti tipici del bruxismo sono involontari, ripetitivi e spesso eseguiti durante il sonno, il cervello potrebbe “faticare di più” quando deve controllarli o riprodurli in modo volontario);
- Un coinvolgimento maggiore della lingua o di altri muscoli accessori.
Queste osservazioni hanno portato molti ricercatori a raccomandare l’uso di esami più approfonditi, come la polisonnografia, per diagnosticare correttamente il bruxismo notturno, piuttosto che basarsi solo sui racconti del paziente o sui tradizionali esami del cavo orale.