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Segnalato da: laRepubblica, IlGiornale, Salute33, ForumSalute.it
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Cisti mandibolare: cos'è, sintomi, come si cura


Cos'è una cisti mandibolare?


Una cisti mandibolare è una piccola cavità all’interno dell’osso della mandibola o dei tessuti circostanti, ricca di liquido o materiale semisolido e rivestita da una sottile membrana. Si tratta di una condizione benigna e relativamente frequente, soprattutto tra i 20 e i 50 anni, con una maggiore incidenza negli uomini.


Le cisti possono svilupparsi per diversi motivi ed essere inizialmente asintomatiche, per poi crescere lentamente nel tempo, comprimendo o spostando i tessuti vicini nonché denti e strutture ossee. Una diagnosi precoce permette di intervenire prima che la cisti diventi invasiva o provochi danni permanenti alle strutture mandibolari.


cisti mandibolare



Quali sono i sintomi di una cisti mandibolare?


Nelle fasi iniziali, una cisti mandibolare tende spesso a non dare alcun sintomo. Molte persone scoprono la sua presenza in modo casuale durante una radiografia dentale. I disturbi compaiono generalmente quando la cisti raggiunge dimensioni maggiori o comincia a comprimere denti, tessuti o strutture nervose. I sintomi più frequenti, in questo caso, sono:


  • Gonfiore locale o asimmetria del viso: quando la cisti aumenta di volume può causare una tumefazione interna (nella gengiva o nel palato) o esterna, rendendo il profilo del viso meno simmetrico;
  • Dolore o fastidio alla mandibola: non sempre presente, ma possibile soprattutto se la cisti si infiamma o si infetta. Il dolore può essere sordo, intermittente o accentuarsi durante la masticazione;
  • Spostamento o mobilità dei denti: la pressione esercitata dalla cisti può causare affollamento, diastemi o variazioni dell’occlusione, fino a rendere alcuni denti più mobili;
  • Intorpidimento o formicolio: quando la cisti comprime un nervo (come il nervo alveolare inferiore), si possono avvertire alterazioni della sensibilità a livello di mandibola, labbro, mento o lingua;
  • Danni ai tessuti circostanti: nelle fasi avanzate la cisti può indebolire l’osso mandibolare, aumentando il rischio di fratture, deformazioni o infezioni ricorrenti.


Sebbene siano generalmente condizioni benigne, i sintomi — anche se lievi — non vanno trascurati perché una cisti non trattata tende a crescere progressivamente e può provocare danni permanenti.


Perché si formano le cisti mandibolari? Le cause


Le cisti mandibolari possono avere origini diverse, non tutte legate ai denti. Per questo i dentisti distinguono due grandi categorie:


  • Cisti odontogene, che nascono dai tessuti coinvolti nello sviluppo dei denti;
  • Cisti non odontogene, che derivano da residui di sviluppo della mandibola o del massiccio facciale.


Le cisti odontogene sono tra le più frequenti e spesso sono collegate a processi infiammatori o anomalie dentarie, tra cui:


  • Infezioni dentali o parodontali: una carie profonda o una parodontite possono infettare la polpa o i tessuti di supporto, favorendo la formazione di cisti radicolari;
  • Problemi nello sviluppo dei denti: alcune cisti, come le dentigene (o follicolari), si formano intorno alla corona di un dente incluso — tipicamente un dente del giudizio;
  • Traumi dentali: urti o fratture del dente possono alterare il normale processo di guarigione e favorire la formazione di una cisti;
  • Stimoli irritativi cronici: scarsa igiene orale, fumo o irritazioni persistenti possono mantenere un’infiammazione cronica, aumentando il rischio di cisti.


Le cisti non odontogene si sviluppano da residui embrionali che sono rimasti nella mascella o nel palato durante la crescita. Le cause più frequenti in questo caso sono:


  • Alterazioni dello sviluppo cranio-facciale: nella mascella potrebbero essere presenti piccoli frammenti di tessuto che, nel tempo, si trasformano in cisti come la cisti nasopalatina o la cisti nasolabiale;
  • Predisposizione genetica: in alcune persone esiste una familiarità per cisti specifiche, come le cisti follicolari;
  • Pseudocisti della mandibola: come le cisti ossee semplici o aneurismatiche, che non hanno una vera capsula. La loro origine non è ancora del tutto chiara, ma talvolta esiste una predisposizione familiare.


Altre possibili cause sono:


  • Traumi al volto o alla mandibola, che possono alterare la guarigione dei tessuti;
  • Condizioni sistemiche o patologie genetiche, che interferiscono con lo sviluppo osseo o dentale.


Tipologie di cisti mandibolariDescrizione
Cisti odontogeneSi sviluppano dall'epitelio del tessuto dentale. Possono essere infiammatorie o evolutive.
Cisti non odontogeneResidui dell'epitelio e dei dotti embrionali che rimangono dopo l'embriogenesi.

Un contributo importante alla comprensione della diffusione delle cisti della mandibola proviene da un ampio studio epidemiologico condotto presso l’Universidad Mayor di Santiago del Cile. I ricercatori hanno analizzato 22.914 biopsie eseguite nell'arco di quasi quarant’anni (1984–2023), identificando 4226 cisti dei mascellari e 551 tumori odontogeni, con un’età dei pazienti compresa tra 2 e 97 anni. Lo studio ha evidenziato dati molto interessanti:


  • Le cisti rappresentano circa il 18,4% di tutte le biopsie ricevute;
  • La distribuzione per sesso è risultata leggermente sbilanciata verso gli uomini (54,4%);
  • Le tre cisti più frequenti sono risultate le cisti radicolari (58,6%), seguite dalle cisti follicolari (17,9%) e da quelle odontogene cheratinizzanti (13,3%).


Tali dati sono in linea con quelli emersi da indagini effettuate da EccellenzaMedica.it, sito di prenotazioni mediche online, presso i centri di gnatologia accreditati in Italia.


Come si effettua la diagnosi?


La diagnosi di una cisti mandibolare avviene spesso in modo casuale, perché molte cisti non provocano sintomi nelle fasi iniziali. Generalmente vengono individuate durante una radiografia eseguita per altri motivi, come la valutazione di un dente del giudizio, un impianto dentale o un dolore localizzato. Quando una radiografia suggerisce la presenza di una cisti, il dentista o gnatologo potrebbe prescrivere ulteriori esami tra cui:


  • Radiografia panoramica (OPT). È l’esame di base: permette di osservare la presenza, la forma e l’estensione della lesione;
  • Ecografia, utile per valutare cisti localizzate nei tessuti molli o più superficiali;
  • Tomografia computerizzata: fornisce immagini tridimensionali ad alta precisione, utili per valutare i rapporti con radici dentali, nervi e strutture ossee;
  • Scintigrafia ossea, esame di medicina nucleare che studia l’attività del tessuto e può essere utile in casi complessi o dubbi diagnostici;
  • Biopsia. Quando possibile, può essere prelevato un piccolo campione di tessuto per analisi istologica, allo scopo di escludere patologie più serie come tumori mandibolari.


Spesso, la diagnosi definitiva si ottiene solo dopo la rimozione chirurgica della cisti e il relativo esame in laboratorio. Un'indagine approfondita è, in ogni caso, consigliata poiché permette di determinare:


  • Natura della cisti (odontogena, non odontogena, pseudocisti);
  • Dimensioni e velocità di crescita;
  • Rapporto con denti, radici, nervi e altri tessuti;
  • Tipo di intervento chirurgico più indicato (se necessario).


Come si cura una cisti mandibolare?


Il trattamento delle cisti mandibolari è quasi sempre chirurgico, poiché queste lesioni tendono ad aumentare di volume nel tempo, indebolire l’osso e creare complicanze come infezioni, spostamento dei denti o danni ai nervi. La scelta della tecnica dipende da diversi fattori: dimensioni, posizione, tipo di cisti, presenza di denti inclusi, eventuali infezioni e stato generale dell’osso.


Estrazione del dente coinvolto (se necessario)


Quando la cisti è legata a un dente incluso, infetto o non recuperabile (come spesso accade con i denti del giudizio o con le radici necrotiche), può essere necessario rimuovere quel dente insieme al contenuto cistico. L’estrazione è seguita da un’accurata pulizia chirurgica per eliminare eventuali residui della lesione.


Enucleazione (rimozione completa della cisti)


È la tecnica più comune. Il chirurgo orale rimuove interamente la cisti, comprensiva della sua membrana, dalla mandibola o dai tessuti molli. Nel caso di cisti ossee grandi, dopo l’asportazione può essere necessario riempire la cavità con osso autologo (prelevato dal paziente, ad esempio dalla cresta iliaca) o con biomateriali sostitutivi, per ripristinare stabilità e favorire la rigenerazione ossea.


Marsupializzazione (cistotomia o fenestrazione)


Tecnica utile per cisti molto grandi o vicine a strutture delicate. Consiste nel creare un'apertura nella parete della cisti e suturarla alla mucosa orale. In questo modo la cavità rimane aperta e può scaricare il contenuto, riducendosi progressivamente nel tempo. Solo dopo la riduzione volumetrica, può essere eseguita una rimozione completa del residuo cistico in un secondo tempo.


Cistectomia “a due tempi”


Utilizzata quando la cisti è troppo ampia o il rischio di recidiva è maggiore. Prevede due fasi:


  • Prima fase: apertura della cisti (marsupializzazione) per ridurne la dimensione;
  • Seconda fase: enucleazione definitiva una volta che la cavità si è ridotta e l’osso ha iniziato a rigenerarsi.


Terapie endodontiche (se la cisti è di origine dentale)


Per cisti associate a infezione della polpa (come le cisti radicolari), può essere necessario un trattamento canalare per eliminare la causa dell’infiammazione e prevenire recidive.


Terapie rigenerative e integrative


In alcuni casi specifici si utilizzano:


  • Tecniche di rigenerazione ossea guidata;
  • Innesti ossei;
  • Materiali biomimetici;
  • Terapie biologiche per favorire la ricostruzione dell’osso danneggiato dalla cisti.


Procedura chirurgica e terapieCaratteristiche
EstrazioneIn caso di cisti associata a problemi dentali
EnucleazioneRimozione della cisti
MarsupializzazioneCreazione di un'apertura nella parete della cisti
Cistectomia “a due tempi”Apertura della cisti e definitiva enucleazione
Terapie endodonticheTrattamento canalare, necessario in caso di cisti radicolari
Terapie rigenerative e integrativeRigenerazione ossea guidata, innesti ossei


Quali sono i tempi di recupero?


Il recupero dopo la rimozione di una cisti mandibolare varia in base al tipo di intervento eseguito, alle dimensioni della lesione e allo stato generale dell’osso. Nella maggior parte dei casi, la guarigione iniziale dei tessuti molli avviene in 1–2 settimane, mentre la completa rigenerazione dell’osso richiede più tempo.


La cicatrizzazione ossea definitiva della cavità lasciata dalla cisti (dopo enucleazione o cistectomia) avviene generalmente in 6–12 mesi, durante i quali il chirurgo orale effettua controlli periodici, spesso con radiografie ogni sei mesi, per verificare la corretta ossificazione.


Nelle cisti molto grandi, che hanno indebolito la mandibola o richiesto l’inserimento di innesti ossei, il tempo di recupero può prolungarsi e la guarigione completa richiede talvolta diversi mesi aggiuntivi.


intervento cisti mandibolare


Domande frequenti


Quali sono i rischi associati a una cisti mandibolare?


Le cisti mandibolari sono in genere benigne, ma se crescono possono causare spostamento dei denti, infezioni, perdita ossea, danni al nervo mandibolare e, raramente, fratture dell’osso. Dopo la rimozione chirurgica, il rischio principale è la recidiva, motivo per cui i controlli periodici sono fondamentali.


Si può riassorbire da sola o scomparire senza intervento?


Di norma no: le cisti mandibolari non si riassorbono spontaneamente e tendono ad aumentare lentamente di volume. L’unico modo sicuro per eliminarle è il trattamento chirurgico (cistectomia o marsupializzazione), deciso in base a tipo e dimensione della cisti.


Chi opera la cisti mandibolare?


Le cisti mandibolari vengono trattate da uno specialista in chirurgia orale (gnatologo) o da un chirurgo maxillo-facciale, professionisti formati per gestire sia le lesioni dei tessuti molli sia quelle dell’osso mandibolare e per intervenire in prossimità di strutture delicate come nervi e radici dentali.


Fonti e bibliografia


  • Rees, Victoria et al. “Epidemiological Features of 4777 Cysts and Odontogenic Tumors Based on the 2022 WHO Classification.” Oral diseases vol. 31,2 (2025): 532-540. doi:10.1111/odi.15146.

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