I Disturbi Temporo-Mandibolari (DTM) rappresentano una delle condizioni più diffuse ma meno comprese in ambito clinico: una sindrome complessa che coinvolge muscoli, articolazioni e funzioni correlate, con un impatto significativo sulla qualità di vita dei pazienti.
Proprio per fare chiarezza su un tema così articolato, Roberta Sestito, manager di Eccellenza Medica e il Dottor David Anselmo hanno deciso di unire competenze e visioni in un percorso divulgativo strutturato in tre episodi.
Il Dott. Anselmo, specialista in Odontoiatria ed esperto in disturbi temporo-mandibolari, opera nel suo studio di Roma, dove è Direttore Scientifico. E’ inoltre, ormai da svariati anni, medico accreditato Eccellenza Medica.
La collaborazione tra le due figure, Anselmo e Sestito, nasce da un confronto continuo e da un impegno condiviso: trasformare le conoscenze scientifiche in strumenti utili e comprensibili, offrendo ai pazienti un accesso reale al sapere clinico.
In ciascun episodio verrà affrontato un tassello fondamentale della comprensione dei DTM; oggi, con questo primo capitolo, iniziamo ad esplorare le basi del disturbo, la sua diffusione e le cause profonde che lo sostengono.

Dottor Anselmo, grazie per essere con noi. Per iniziare questo percorso sui Disturbi Temporo-Mandibolari, le chiedo di aiutarci a fare chiarezza: come vengono definiti esattamente i DTM e quanto sono diffusi nella popolazione generale?
"I DTM sono una sindrome complessa che coinvolge muscolatura, ATM e strutture associate. È un problema con un impatto sociale enorme: la prevalenza del disturbo nella popolazione generale è elevatissima, anche se solo una minoranza cerca attivamente una terapia. L'eziologia è multifattoriale e le cause seguono una gerarchia precisa".
Molto spesso si attribuisce all’occlusione un ruolo centrale, ma se il suo peso è marginale, allora quali sono, realmente, i fattori che guidano il processo patologico e generano il danno?
"I driver principali sono i Fattori Psicosociali e Stress, che innescano l'iperattività muscolare. Dobbiamo fare una distinzione clinica: lo Stress è il meccanismo attivatore acuto, la risposta biologica immediata che porta al serramento, mentre i Fattori Psicosociali (come ansia cronica o coping disfunzionale) rappresentano la vulnerabilità strutturale che mantiene lo stress elevato nel tempo. Questi fattori conducono alle Parafunzioni, il meccanismo effettivo di sovraccarico. Dobbiamo anche considerare l'iperlassità legamentare, che rappresenta il fattore predisponente di tipo strutturale".
Quando parliamo di parafunzioni, entriamo in un territorio clinicamente decisivo. Può guidarci attraverso la classificazione attuale del bruxismo, distinguendo tra quello notturno e quello diurno, e approfondendo anche le varianti come il serramento superficiale e quello profondo?
"È una distinzione critica per la terapia. Lo classifichiamo in base al momento e al movimento:
- Bruxismo Notturno (nel sonno), che è ritmico (grinding);
- Bruxismo Diurno (in veglia), che è non ritmico e include sia il clenching (serramento con contatto dentale) sia il serramento mandibolare senza contatto dentale (o bracing).
Sul serramento diurno, la clinica è ancora più fine: distinguiamo un serramento superficiale e un serramento profondo, quest'ultimo spesso associato a maggiore danno e impegno dei muscoli elevatori interni.
Tutta questa classificazione, supportata da letteratura come gli studi di Nowack e Lobbezoo, è vitale per la terapia personalizzata".
Molti pazienti non immaginano che un disturbo dell’articolazione possa ripercuotersi su altre funzioni. Quali sono le comorbilità più frequenti e spesso sottovalutate?
"I DTM non sono isolati; sono spesso in comorbidità con cefalee, cervicalgie e, come vedremo nella parte diagnostica e terapeutica, persino disturbi dell'equilibrio e acufeni. Questa visione sistemica del paziente è il punto di partenza della nostra valutazione".
La ringrazio, Dottor Anselmo, per questo quadro ricco e chiarificatore sull’origine e l’impatto dei DTM. Ci diamo appuntamento al prossimo episodio, in cui entreremo al cuore del tema, esplorando la nuova frontiera della diagnosi.

